Biografia

CURRICULUM ARTISTICO

Giorgio Panizza

Sono nato a Bolzano il 29 maggio 1955.

Come tutti i bambini amavo sedermi a tavola a disegnare per poi mostrare i miei lavori alla mamma e ottenere la sua approvazione. Quando frequentavo le Elementari, mi piaceva riprodurre le immagini sacre o i busti di statue antiche che trovavo nei giornali che giravano per casa. Ritirarmi a disegnare era un momento di raccoglimento che mi procurava piacere e tanta soddisfazione.

Arrivato il periodo delle Medie, su consiglio di amici di famiglia, i miei genitori mi hanno iscritto alla Scuola d’Arte di via Brigata Acqui a Trento.  Rispetto alle Medie tradizionali, la scuola offriva qualche ora in più di disegno, ma in realtà non era molto dal punto di vista dell’educazione artistica.

A scuola non ero uno studente modello, a casa gli stimoli culturali erano piuttosto scarsi.

Così, quando è arrivato il momento di iscrivermi alle Superiori, i miei genitori si sono affidati ai consigli di un parente “laureato”. Tenuto conto della mia scarsa inclinazione allo studio e della mia passione per il disegno, lui mi ha consigliato di iscrivermi all’Istituto Tecnico per Geometri dove però ho scoperto che il disegno tecnico aveva ben poco  a che fare con quello artistico.

La mia passione per l’arte cominciava gradualmente a scemare.

Dopo i primi anni piuttosto scadenti delle Superiori, per merito di alcuni bravi professori che hanno saputo infondermi fiducia, ho iniziato ad apprezzare la passione per la conoscenza e per lo studio. Nel frattempo da Trento con la famiglia ci siamo trasferiti a Magrè, in provincia di Bolzano.  Il paese era isolato, ma ebbi la fortuna di fare amicizia con alcuni amici del gruppo parrocchiale e soprattutto di disporre di un locale dove, oltre agli incontri per le discussioni, potevo ritirarmi a disegnare e dipingere. La stanza si trovava nella casa natale del pittore  Karl Anrather (1861-1893) di proprietà della contessa Adele Crivelli la quale gratuitamente l’ aveva messa a disposizione del nostro gruppo giovanile.

Terminate le Superiori, volevo tentare il salto verso l’Università. Per l’ambiente culturale dal quale provenivo si trattava di una scelta coraggiosa. Per me continuare gli studi rappresentava soprattutto l’opportunità di uscire di casa e di affrontare la vita. Non sapevo quale facoltà scegliere. Oscillavo tra Psicologia e Ingegneria tra mille dubbi e ripensamenti.  Alla fine decisi per Medicina, non perché la materia mi interessasse particolarmente, ma nella speranza di compiacere la mia fidanzata iscritta alla Scuola per Infermiere. Per tutto il periodo universitario il mio interesse per l’arte è rimasto pressochè inesistente. Laureato con i massimi voti a Medicina mi sono poi specializzato in Cardiologia.

Soltanto tardivamente, nel 1997 circa, ho avuto un ritorno di interesse per il disegno. Mi era stato chiesto di eseguire alcune tavole anatomiche per delle pubblicazioni scientifiche. Ritrovato l’interesse e la fiducia in me stesso, ho ricominciato a disegnare e a provare diverse tecniche artistiche. Un giorno, armato di coraggio, ho contattato un pittore vero, forse il più famoso ed affermato del nostro territorio: Gotthard Bonell. E’ stato l’inizio di un rapporto molto proficuo e di una amicizia che persiste tutt’ora.

Poi è arrivato il momento della prima mostra: dicembre 2004 nell’atrio dell’Ospedale di Bolzano.  Ricordo l’emozione di quell’evento, la grande partecipazione di colleghi, personale e pazienti, l’importante guadagno derivato dalla vendita dei quadri che venne versato interamente per contribuire all’acquisto di un’ ambulanza per l’ospedale di Zumbahua  in Equador.  E’ stato l’inizio di un’attività e di un impegno con cadenza biennale che mi ha consentito di esporre i miei quadri e con l’incasso della vendita sostenere diversi programmi umanitari. Alcune iniziative hanno avuto un successo particolare come ad esempio la pubblicazione del libro “Sguardi – Blicke” che racchiude i ritratti e gli aneddoti di vita ospedaliera di diversi operatori sanitari dell’ospedale di Bolzano.  Il ricavato della vendita di questo libro è stato devoluto per la costruzione di una scuola per i bambini poveri di Haiti. Anche i quadri con bambini di diverse etnie, che ho realizzato in parte in bianco e nero (matita su carta) e in parte a colori (tecnica mista) e che poi ho utilizzato come immagini per due calendari sono stati per me fonte di enorme soddisfazione sia da un punto di vista artistico sia per le numerose approvazioni che hanno suscitato.

Altre mostre hanno avuto luogo a Merano, ad Appiano a Bronzolo.

Alcuni miei quadri di grande formato si trovano tuttora nel reparto di Urologia, di Ostetricia, in Medicina e nella Biblioteca dell’ospedale di Bolzano.

Un ultimo appunto sulla tecnica pittorica. Utilizzo i colori ad olio, mentre non faccio uso degli acrilici perché il risultato mi sembra troppo opaco. D’altra parte i colori ad olio asciugano lentamente e richiedono quindi molto tempo per la realizzazione di un quadro.  Più immediati sono gli acquerelli, che non permettono però un controllo preciso del lavoro. Li utilizzo meno frequentemente, forse per una mia tendenza alla descrizione del dettaglio (che non è sempre un pregio). Inizio spesso un quadro con la tecnica ad acquerello e poi lo completo con l’utilizzo di tempera e di pastelli. Questa modalità di esecuzione viene descritta come “tecnica mista” e consente un controllo ottimale del disegno. Mi piace molto disegnare con matita, carboncino o con le crete.